È una questione di futuro, c’è poco da girarci intorno. Cioè alle speranze che legittimamente una generazione riesce a nutrire. Qualcosa che interessa soprattutto i giovani, perché il lungo respiro è il loro. Tu stai qui a parlare di programmi, di economia, di ricetta, ma la politica non è, o non dovrebbe essere contingenza, la politica dovrebbe essere uno sguardo lungo, verso il domani. Non è l’emergenza, è la pianificazione.
Per questo il convegno che organizzano oggi i Giovani Repubblicani ha tutto già nel titolo: Una prospettiva per il futuro. La prospettiva non è nata con la pittura. La prospettiva è stata introdotta, a un certo punto della storia. Con una serie di proiezioni si è cominciato a definire gli oggetti in un piano come se fossero in uno spazio, secondo un centro di proiezione. Vale a dire: ogni cosa non sta lì a caso. Ogni cosa è orientata, ha una sua collocazione e una sua dimensione dentro quelle linee. Non c’è immagine migliore per dire che se il futuro è quel centro di proiezione, tutto deve essere definito e tracciato da regole precise, con la matita su una squadra. Non c’è spazio per l’improvvisazione. Altrimenti non c’è futuro, c’è un insieme caotico di presente, che non costruisce e non proietta. Organizzare un caos è sempre un Rinascimento, un Risorgimento. Cioè una (ri)partenza da qualcosa che non c’era.
Parliamoci chiaro la sensazione oggi in Italia è proprio questa. Che non si stia costruendo nulla, che ci siano cose casuali, messe un po’ qui e un po’ là, idee a casaccio, confuse e rancorose e il tifo da stadio che fa delle idee slogan, non partite critiche con cui costruire qualcosa, ma azioni distruttive per demolire e screditare l’avversario. È tanto per cominciare una questione di comunicazione. E stando così le cose non ci sono linee prospettiche. Cioè non c’è futuro. E nessun Rinascimento può essere sognato. Se va bene diventa cosa fatta di nomi e marmo. Che appartiene al passato, cioè.
«Il Risorgimento è divenuto tanto “ufficiale” da non esistere nemmeno, se non in un’iconografia tanto onnipresente quanto neutra, fatta di statue e di cimeli. Cose di pietra e di metallo, insomma. Inesorabilmente fredde come soprammobili cui non si fa più caso, tanto sono abituali» (Valerio Evangelisti)
Di questa Italia mal messa si parlerà oggi a Forlì, nel convegno introdotto dal coordinatore dei Giovani Repubblicani di Forlì Francesca Spina, con i saluti di Alessandra Ascari Raccagni, presidente del consiglio comunale di Forlì. Con Marco Spina, segretario nazionale dei Giovani Repubblicani, Stefano Cavedagna, portavoce di Gioventù Nazionale e Lupo Canova, vice-responsabile regionale dell’Emilia Romagna di Forza Italia Giovani).
Ci sarà anche Franco Montanari di Nazione Futura, il giovane movimento di idee fondato da Francesco Giubilei. Lo abbiamo intervistato.